Riceviamo, pubblichiamo e rispondiamo...
Gentile Comitato Genitori,
oggi le mie figlie hanno portato a casa la copia cartacea del giornalino “Libero Pensiero” e, nel vedere l’entusiasmo e la serietà con cui si è costituito un Comitato Genitori per libera volontà degli stessi, non ho potuto fare a meno di pensare a voi come uno strumento per poter esprimere l’idea di cui sono fermamente convinta e argomento per il quale ho visto una vostra risposta al commento di un genitore/lettore senza tuttavia essere soddisfatta del livello di approfondimento del problema trattato.
Mi riferisco alla decisione del Consiglio d’Istituto di approvare l’obbligo di indossare il grembiule nero per tutti i bambini della Scuola Primaria “Le Ali della libertà”. Per altro, dopo aver controllato personalmente sul sito dell’Istituto il testo del Regolamento, ho potuto notare che non vi è alcuna specifica rispetto al colore del grembiule stesso.
Di certo qualcuno penserà che si tratti di un argomento di scarsa importanza e che chi sta scrivendo sia una persona frivola e superficiale che bada solo alle apparenze, ma in realtà non è così. La cruda verità è che sono profondamente contraria all’uso di qualsiasi tipo di uniforme e sono contraria alle regole che soddisfano solo le esigenze dei grandi senza pensare alla crescita dei piccoli: tale è l’obbligo di usare il grembiule. Da nessuna parte - nel Regolamento stesso, sul vostro giornalino e neppure nelle chiacchiere fatte casualmente fuori dalla scuola – ho trovato un motivo “educativo” per tale decisione.
E’ evidentemente una scelta presa da “adulti” per gli”adulti”. Gli scopi più gettonati sono (nell’ordine o nel disordine):
1) uniformarsi alle scuole di Milano (che cosa dobbiamo imparare dalle scuole di tradizione? lo snobbismo del grembiule o l’attenzione alla qualità dell’insegnamento?)
2) facilitare le mamme nella gestione delle lavatrici da fare
3) rendere tutti “uguali” …
Ma chi ha pensato che cosa ne trarranno i bambini? Chi ha pensato che cosa trasmetteremo ai nostri figli con questa regola? Ahime, io ci ho pensato ... e non ho trovato un modo sinceramente sensato con cui motivare alle mie figlie tale decisione. Nessuna delle tre motivazioni sopra elencate ha senso per un bambino intelligente. Ed ho pensato come si sarebbe espresso in materia un grande educatore di adulti come il Piccolo Principe ...
Di sicuro non avrebbe trovato serio un adulto che gli decantasse (come sempre faccio io con le mie bimbe) la fortuna di andare a scuola per aprirsi al sapere, parlando con enfasi delle parole, dei numeri, delle note e dei colori come di mondi da esplorare se poi gli avessi detto che, per andarci, avrebbe dovuto indossare un “ grembiule nero”.
Mi avrebbe chiesto:” Perché devo andare in un posto così meraviglioso coperto da un orribile grembiule e per giunta nero? A cosa serve il grembiule per aprirsi al sapere? Perché è nero se là dovrò imparare la gioia del colore? Voi adulti siete così complicati...”
Ed io che cosa avrei potuto rispondergli?
Non vi è ragione sensata per la quale si è scelto di coprire i bambini con un elemento “neutro” che renderà tutti tristemente simili. Dovranno dimenticare il piacere di scegliere una bella maglia gialla o una gonna blu o un maglione rosso … e dovranno imparare le “regole” del buon gusto solo a partire dagli 11 anni! Chi poi potrà fermare i nostri ragazzi dall’esagerare nel mostrarsi dopo aver vissuto anni di repressione a scuola e aver visto nel nostro Paese ogni tipo di “tentazione” modaiola? Proprio da noi italiani nasce una simile sciocchezza? Noi che abbiamo una tradizione di stile apprezzata in tutto il mondo? Proprio una scuola che si chiama “Ali della libertà” propone questo?
Pensavo che le ali fossero la metafora della funzione della scuola nel liberarci dal peso dell’ignoranza e permetterci di volare verso la realizzazione di sé ed invece ritrovo un luogo dove per essere uguali bisogna rinunciare a qualcosa.
Io credo che il vero valore della conoscenza sia l’amore per tutte le diversità e credo che sia compito di noi genitori e della scuola educare fin da piccoli alla diversità come valore e non come minaccia.
Ho sperato che la Scuola “Ali della Libertà” fosse davvero un posto privilegiato per crescere, proprio per come è stata costruita, per come se ne è scelto il nome, per l’avanguardia tecnologica di cui dispone, ma questa regola del grembiule mi fa temere che si tratti ancora una volta di facciata e non di sostanza.
Poche sono le mamme contente di tale obbligo e di certo non è contento alcun bambino.
Io voglio insegnare alle mie figlie che quando una regola o un modo di pensare è insensato non è giusto subirlo senza cercare di cambiare le cose. Per questo scrivo. Vorrei proporre al Comitato dei Genitori di rivalutare questa decisione, di chiedere l’opinione allargata di più mamme o dei bambini, magari di quelli più grandi se i piccoli vi sembrano incapaci di valutare (io credo che anche la mia Any di 6 anni avrebbe un pensiero definito in merito).
Inoltre voglio che le mie figlie ricordino sempre che la loro mamma, sempre vestita di mille colori perché crede nel colore come terapia alla tristezza e nell’abbigliamento come forma d’espressione di sè, ha cercato di far valere il loro diritto di avere regole sensate e costruttive e non ha considerato “anni di grembiule nero” una cosa banale solo perché già fatta nel passato da qualche scuola blasonata.
Un saluto,
Maura Molignani
(mamma di Kidist e Ayenalem Marseglia)
Preciso subito che chi risponde ha portato il grembiule per tutti gli anni della materna e delle elementari e non ha capito allora, così come continua a non capire adesso, l’utilità di questo “strumento didattico”. Ma il fatto di non “approvare” non necessariamente si deve tradurre in un non “accettare” anche perché proprio in questo caso l’approvazione di questa “regola d’istituto” ha seguito tutti gli iter burocratici previsti che prevedevano anche dibattiti, verifiche e soprattutto votazioni.
Il Consiglio d’Istituto, organo che ha approvato l’adozione del grembiule, è stato eletto dai genitori ed è proprio in virtù di questo potere che ci rappresenta e prende le decisioni in vece nostra.
So che durante il dibattito si è molto discusso e ci sono stati anche pareri fortemente contrari ma, come sempre, alla fine, vince la maggioranza.
Mettere in discussione una regola (per quanto inutile o insensata come definisce lei) significa mettere in discussione il sistema, questo si può anche fare, ma a questo punto è necessario attribuire i giusti pesi alle cose.
Regola “inutile”? “Probabilmente sì”
Regola “dannosa”? “????”
Probabilmente dipende solo da noi, da come la viviamo e soprattutto da come la presentiamo ai nostri figli.
Il cercare di “uniformare”, a mio avviso, non fa altro che creare la necessità di “differenziarsi” e soprattutto di differenziarsi negli aspetti più importati che vanno al di là di un abito, quegli aspetti che determinano nel tempo il vero “spessore” di una persona, anche quando questa è “nuda”!
Prendiamola, se non possiamo fare diversamente, come lo stimolo, a tirare fuori da dentro di noi, e soprattutto da dentro i nostri bambini, i “colori” delle loro capacità, del loro carattere e dei loro sogni….
Saranno proprio questi colori che li renderanno speciali nella vita e il nero del grembiule, come del resto il nero fa per contrasto cromatico, non potrà fare altro che vivacizzare ancora di più tutte le tonalità.
Tiziana Laffranchi Calcaterra
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